venerdì 8 aprile 2011
La grammatica della visione. 1° parte: quando le immagini parlano
Il linguaggio visivo è un linguaggio non verbale e, come ogni linguaggio, rispetta una sua "grammatica". Ognuno di noi, forse senza rendersene conto, vive immerso in questo linguaggio e risponde ai suoi stimoli seguendo alcune costanti che potrebbero essere definite le regole di questa grammatica.
La prima regola è quella del piacere della percezione visiva. L'occhio ama guardare e ama percepire i dettagli. Ognuno di noi resta affascinato da un'immagine in cui la definizione è molto alta, in cui il soggetto perfettamente a fuoco è messo in risalto sa uno sfondo a contrasto ed omogeneo.
La seconda regola è quella dell'attrazione verso qualcosa che è già noto, con cui abbiamo familiarità. Più profondamente il richiamo visivo è presente nella bagaglio emotivo ed iconografico di chi guarda un'immagine, maggiore sarà la suggestione. Se ad esempio poniamo in un'immagine un soggetto che richiama nella postura l'immagine di Cristo in croce il nostro sistema occhio cervello ne verrà catturato con un forza proporzionale alla familiarità e alla profondità che quell'immagine ha per noi.
Un caso emblematico della regola della familiarità è l'attrazione che proviamo di fronte alle immagini che riproducono la figura umana e in special modo il viso e lo sguardo
La terza regola è l'attrazione verso le immagine a cui non sappiamo dare immediatamente una lettura univoca. Di fronte a tali immagini saremo indotti a soffermare la nostra attenzione per riuscire a decodificarle.
La quarta regola riguarda la combinazione dei colori presente in una immagine.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento