Marco Delogu è un maestro dell'arte di ritrarre le opere d'arte, ne abbiamo un esempio anche in queste foto del satiro danzante di Mazzara del Vallo. Nel caso dei ritratti dei busti romani si uniscono la sua capacità di lettura delle opere con il carattere peculiare della ritrattistica romana. Questa derivava infatti dall'uso di conservare le maschere di cera dei visi dei defunti, privilegio esclusivo delle famiglie patrizie. Questo uso aveva lo scopo di conservare memoria del valore delle azioni compiute dai defunti per il bene della comunità al fine preservare il potere delle famiglie patrizie e di spingere i giovani di quelle stesse famiglie ad essere all'altezza dei loro antenati.
Scrive Polibio:
"Quando qualche illustre personaggio muore, celebrandosi le esequie, è portato con ogni pompa nel Foro pressi i cosiddetti Rostri e ivi posto quasi sempre dritto e ben visibile, raramente supino.In questi ritratti fotografici vediamo così risaltare la proprietà di queste sculture di rimandarci una rappresentazione realistica della persona che coniuga il senso di dignità e di provvisorietà dell'esperienza umana. A questa percezione, tutta terrena, della vita si univa la severità delle doti pubbliche richieste ad uomini che vivevano avendo come dettame morale la difesa e l'espansione della loro città.
Mentre tutto il popolo circonda il feretro, il figlio, se ne ha uno maggiorenne e se è presente, o in mancanza qualcun altro della famiglia, sale sulla tribuna, rammenta le virtù del morto e le imprese felicemente compiute in vita […]
Dopo la laudatio funebris, il morto si seppellisce con gli usuali riti funebri e la sua immagine, chiusa in un reliquiario di legno, viene portata nel luogo più visibile della casa.
L’immagine è una maschera di cera che raffigura con notevole fedeltà la fisionomia e il colorito del defunto. In occasione di pubblici sacrifici espongono queste immagini e le onorano con ogni cura; e quando muore qualche illustre parente le portano in processione nei funerali, applicandole a persone che somigliano agli originali per statura ed aspetto esteriore. […] Non è facile per un giovane che aspiri alla fama e alla virtù vedere uno spettacolo più bello di questo […]
Quando ha finito di parlare del morto, l’oratore incaricato dell’elogio funebre ricorda i successi e le imprese dei suoi antenati, dei quali sono presenti le immagini, cominciando dal più antico. Così, rinnovandosi continuamente la fama di virtù degli uomini valorosi, si immortala la gloria di coloro che hanno compiuto qualche nobile impresa e il nome di coloro che hanno servito bene la patria è conosciuto da tutti e si trasmette ai posteri. E, quel che più importa, i giovani sono spinti a sopportare tutto per procacciarsi la gloria che si accompagna ai valorosi".
Questa categoria morale, severa e laica, che antepone il bene pubblico a quello privato, soprattutto nei momenti di estrema difficoltà, è ancora viva. E' la richiesta che la "società civile" italiana fa alla sua classe dirigente ed è la misura della distanza tra politica ideale e quella reale del nostro Paese. E', nello stesso tempo, parte di quella dote che permette all'Italia di risorgere dai suoi momenti più infelici.
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